
Il potere guarda i pacchi.
E indovina chi resta al buio.
L’appello del popolo stanco di privilegi e promesse vuote: non chiediamo regali, ma un ritorno all’umanità.
Caro Babbo Natale,
siamo il popolo, quello che ogni giorno affronta la realtà di un mondo che sembra dimenticare l’essenza stessa dell’essere umano. Noi che viviamo nelle piccole città, nei paesi dimenticati dai grandi poteri, quest’anno non chiediamo giocattoli o regali sotto l’albero. Chiediamo qualcosa di molto più semplice ma infinitamente più difficile: che i nostri politici tornino a essere esseri umani.
Caro Babbo Natale,
ogni giorno ci sentiamo ripetere che la gente non arriva a fine mese, che la crisi continua, che bisogna stringere la cinghia. Ma loro, che non sono più umani, come possono sapere cosa significa davvero non riuscire a pagare le bollette, fare la spesa, riscaldare una casa? Loro vivono in un mondo distante, dove tutto è garantito e nulla è sacrificio. Come possono comprendere il dolore e la fatica di chi vive nella realtà e non nei palazzi del potere?
Caro Babbo Natale,
le bollette aumentano, gli affitti crescono, i lavori sono sempre più precari. Eppure, loro non vedono, non sentono, non capiscono. Come potrebbero? Non vivono la nostra vita. Non sanno cosa significa rinunciare a una visita medica, o fare la fila alle sei del mattino per un certificato. Non sanno cosa significa dire a un figlio: “Aspettiamo lo stipendio”.
Caro Babbo Natale,
siamo stanchi dei teatrini della politica. Litigi infiniti nelle aule istituzionali che, come per magia, la sera si trasformano in cene eleganti, sorrisi e pacche sulle spalle. Come possiamo credere a chi finge di odiarsi davanti alle telecamere e poi brinda insieme quando i riflettori si spengono?
Caro Babbo Natale,
loro sono lì non per volere divino o sangue blu, ma perché eletti dal popolo. Eppure sembrano averlo dimenticato. Viaggiano in prima classe, con le auto blu, non fanno la fila in nessun ufficio, hanno tutto pronto senza mai dover combattere per niente. Sono ovunque in tv, nei talk show, nei social, prezzemolati onnipresenti della comunicazione pubblica. Ma quando mai li vediamo davvero tra la gente?
Caro Babbo Natale,
parlano di “fare questo” e “non fare quello”, ma non si domandano mai: “Perché esistono migliaia di auto blu? Perché i nostri privilegi devono restare intoccabili?” Non spiegano mai quali sono i benefici che continuano a garantirsi: stipendi altissimi, pensioni d’oro, rimborsi difficili da giustificare, viaggi pagati in hotel di lusso, ingressi privilegiati a poteri che la gente comune non vedrà mai. E mentre loro cenano tra stelle Michelin, migliaia di famiglie faticano a mettere in tavola un piatto caldo.
Caro Babbo Natale,
abbiamo provato a mandare un messaggio non andando a votare, credendo che questo potesse far capire il malessere della gente. Ma non è cambiato nulla. Loro continuano a governare comunque, forti di un sistema che permette a pochi voti di decidere per tutti. Chi dovrebbe cambiare le leggi per dichiarare nulle le elezioni sotto una certa soglia di partecipazione… non fa nulla. Perché dovrebbe? A loro va bene così.
Caro Babbo Natale,
guarda le elezioni regionali: eletti figli dei figli, nipoti degli zii, parenti dei compari. Ma mai un figlio del secondo binario. Sembra un nepotismo infinito, un circolo chiuso dove il merito non esiste e il posto è riservato a chi appartiene alla “famiglia giusta”. Non è più democrazia: è eredità di potere.
Caro Babbo Natale,
e questo vale per tutto: se vuoi un posto in banca, devi appartenere alla famiglia giusta; se vuoi un incarico in una ASL o un ministero, devi conoscere qualcuno; e per i concorsi locali… meglio non parlare. Troppo spesso pilotati, cuciti addosso a chi doveva vincere già mesi prima. È un sistema che non riconosce la competenza: riconosce solo il cognome.
Caro Babbo Natale,
illumìnaci tu. Dicci cosa dobbiamo fare, mostraci una strada che da soli non riusciamo più a vedere. Questo è il dono che ti chiediamo: non pacchi, non regali, ma luce. La luce che serve quando la politica spegne la speranza e ti fa credere che non esista via d’uscita.
Caro Babbo Natale,
portaci un segno, un’idea, una scintilla che rimetta in moto il coraggio di

cambiare. Fa’ capire a chi ci governa che il popolo non è cieco, non è muto, non è stupido. È stanco, ma vuole rialzarsi. E se loro non sanno ascoltare, aiutaci tu a trovare il modo per farci sentire.
Caro Babbo Natale,
questo è l’unico regalo che ti chiediamo: una direzione, una speranza, una strada per tornare a essere un Paese dove contano il merito, la dignità e l’umanità.
Con affetto,
Il Popolo
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