La Sgranatura a Montenerodomo

Quando il granturco diventava festa a 1.165 metri d’altitudine

Nel cuore dell’Abruzzo montano, a 1.165 metri di altezza, Montenerodomo ha costruito la propria identità attorno alla terra, al lavoro dei campi e alla solidarietà della sua gente. Tra le tradizioni più attese del dopoguerra c’era la sgranatura del granturco — che qui si chiamava anche sgrannellatura — una pratica agricola che univa tutti, trasformando la fatica in festa.

Un ciclo che coinvolgeva l’intero paese

Quando il granturco era maturo, con le spighe ormai gialle e dure, si raccolgono le pannocchie e si portano nelle case o nelle aie.
La forza del paese era la collaborazione:

👉 una sera si lavorava da una famiglia, la sera dopo da un’altra, fino a completare tutti i raccolti.

Seduti in cerchio, tra chiacchiere e battute, iniziava il lavoro di comunità.

Intrecciare le pannocchie: un’arte tramandata

Prima della sgranatura, si procedeva così:

1️⃣ Si eliminavano le foglie esterne e i “capelli”.
2️⃣ Si intrecciavano le pannocchie tra loro, come fossero capelli.
3️⃣ Nascevano lunghe trecce, chiamate reste.
4️⃣ Le reste venivano appese ad asciugare all’aria, sotto i porticati o nei granai.

L’essiccazione durava circa un mese, affinché il granturco fosse pronto alla fase successiva.

Dalla sgranatura al mulino

Una volta secco, il granturco veniva sgranato a mano, chicco dopo chicco.
Un lavoro lento, che richiedeva pazienza e mani esperte.

Solo allora si portava il mais al mulino per ottenere la farina gialla, fondamentale per polenta, pane e piatti della tradizione.

🛠️ La rivoluzione della sgranatrice
A Montenerodomo, come in molti borghi montani, la prima macchina per sgranare arrivò solo dopo la metà degli anni ’60.
Fu una piccola grande svolta: il lavoro diventò più rapido, ma si perse un po’ di quel rito comunitario che per decenni aveva unito le famiglie del paese.

Quando la fatica si trasformava in festa

A lavoro finito, nessuno tornava a casa senza aver ballato almeno una volta.

🎶 l’organetto riempiva la stalla di note
🕺💃 si danzava sulla terra battuta
🔥 si arrostivano le prime pannocchie della stagione
🍷 il vino scaldava cuore e risate

Le storie degli anziani e le barzellette dei giovani passavano di voce in voce, come un’eredità collettiva.

Giovani, occhi timidi e primi amori

La sgranatura era anche un’occasione di incontri e sentimenti:
tra le pannocchie si cercava quella speciale — la “pannocchia di Gian Loreto” — diversa dalle altre.

Regalarla a qualcuno significava lanciare un messaggio semplice e potente:
«Mi piaci. Ti penso.»

Un gesto che ha fatto nascere più di una famiglia nel paese.

Il valore di un gesto condiviso

La sgranatura racconta un tempo in cui il benessere non si misurava in soldi, ma nella forza dei legami.
Un tempo in cui le porte delle case restavano aperte per accogliere chiunque bussasse.

Oggi, mentre molte cose sono cambiate, quell’atmosfera vive ancora nella memoria di chi c’era.
Perché dietro ogni treccia appesa a essiccare c’era la storia del futuro del paese.

Un futuro costruito a mano, insieme.

— ✍️ Il Sognatore Lento