✏️ Capitolo 3 – Il quaderno che non vuole stare zitto

LUNA TRA DUE MONDI: Il quaderno che sussurra

Durante l’ora di arte, Luna scopre che anche le emozioni possono avere un colore.
Ma mentre cerca di trasformare le sue paure in disegno, il quaderno misterioso si muove… e le scrive davanti agli occhi una frase che sembra conoscere il suo cuore meglio di lei.

La professoressa Silvestri nota qualcosa, ma non si sorprende: come se sapesse già che quel quaderno non è normale.

E quando una domanda luminosa appare sulla pagina — «Tu sei pronta?» — Luna capisce che la magia non si fermerà.
Anzi… sta chiamando proprio lei. ✨

Quando la campanella suonò al termine della mensa, Luna si accorse che la mattinata era volata. Troppe emozioni tutte insieme: la corsa, il messaggio misterioso, la luce… e quel braccialetto che brillava come un segreto.

Rientrarono in classe per l’ora di arte.
Un sospiro di sollievo per Luna: almeno lì poteva respirare.

La professoressa di arte si chiamava Silvestri. Indossava una tunica color petrolio piena di tasche e aveva un paio di occhiali rotondi appoggiati in bilico sulla punta del naso.

«Benvenuti nell’ora più creativa della settimana» annunciò. «Oggi voglio vedere come vi raccontate con i colori. Nessuna paura: ogni emozione ha un colore. E nessun colore sbaglia.»

Luna si sedette accanto a Sara.
Sul banco le attendevano un foglio bianco e una scatola di pastelli.

«Cosa disegnerai?» le chiese Sara.

Luna fissò il foglio.
Una domanda semplice, ma che per lei non aveva mai una risposta immediata.

«Non lo so ancora…» mormorò.


L’emozione ha un colore

La prof passò tra i banchi distribuendo pennelli e acqua.
«Pensate a come vi siete sentiti oggi» spiegò. «E date a quell’emozione una forma. Anche piccola. Anche strana.»

Luna prese un pastello blu scuro.
Il blu era sempre stato il suo rifugio: profondo, silenzioso, come la notte.

Tracciò una linea curva.
Poi un’altra.
Disegnò una figura seduta, con le ginocchia strette al petto.

Ecco la paura, pensò.

Ma dentro quella figura, senza quasi accorgersene, iniziò a colorare un piccolo punto luminoso, giallo pallido, come una lucciola che prova a farsi notare.

Ecco la speranza.

Quando si fermò ad osservare, sentì una presenza accanto al suo pensiero.
Un fruscio.
Un soffio leggero.

Il quaderno.

Era nella cartella, ma Luna lo percepiva come se la stesse guardando.


Il primo segno

La prof Silvestri si avvicinò al banco di Luna.

«Interessante…» disse, studiando il disegno. «Hai dato alla paura una luce dentro. È un messaggio coraggioso.»

Luna stava per rispondere, ma qualcosa attirò lo sguardo della prof.

Il quaderno, appoggiato semiaperto nella cartella sotto al banco, si mosse da solo.
Pochissimo.
Quasi un tremolio.

Luna trattenne il fiato.

La prof si chinò un poco, incuriosita.
Ma poi sorrise, come se avesse visto una cosa normale.

«Tieni d’occhio quel quaderno, Vespri» disse, con una voce che suonava troppo calma.

E se ne andò.

Luna restò pietrificata.

La prof l’ha visto?
Lo sa?

Si voltò verso Sara, ma lei era concentrata a disegnare una stella che sembrava volare su una pista da corsa. Forse non aveva notato nulla.


Qualcosa da dire

Quando l’ora finì e tutti riposero i lavori in una cartellina, Luna prese il suo quaderno. Era tiepido. Come se avesse febbre.

Lo aprì a metà.

Nuova scritta.
Fresca.
Tracciata davanti ai suoi occhi.

La speranza è una luce.
Non farla spegnere.

Luna deglutì.

La scritta iniziò a muoversi lentamente sulla pagina.
Le lettere si contorcevano, scivolavano sul foglio come se stessero cercando un posto migliore dove essere capite.

Si unirono.
Cambiarono forma.
Diventarono una nuova domanda:

Tu sei pronta?

Luna chiuse il quaderno di scatto.

Troppo.
Troppo presto.
Troppo reale.

«Luna?» La voce di Sara le arrivò ovattata. «Andiamo?»

«Sì… sì.»
Ma la sua voce tremava.


La voce senza voce

Nel corridoio, il caos dei ragazzi copriva ogni pensiero.
Eppure Luna percepiva quella presenza più forte di prima.

Ogni volta che sfiorava il quaderno, sentiva vibrare l’aria intorno.

Era come se qualcuno tentasse di parlare con lei.
Non con suoni.
Non con parole pronunciate.
Ma con pensieri che prendevano vita sulla carta.

E se non fosse immaginazione?
E se fosse un segnale?

Mentre uscivano dalla classe, Luna si fermò a guardare la porta d’aula.
Il cartello diceva “1ª B” ma per un istante vide le lettere cambiare.
Diventare più scure.
Poi scomparire.

E al loro posto, una frase:

Buona fortuna, Luna.

Blink.

E tutto tornò normale.

Luna sbiancò.

Sara la tirò per la manica, ridendo: «Dai, che se tardiamo perdiamo l’autobus!»

Luna si fece trascinare.
Ma il cuore era rimasto lì, davanti a quella porta che aveva parlato solo a lei.


La nuova paura

Per la prima volta, la paura non era più solo quella di non trovare un’amica.

C’era un’altra paura.
Una paura fatta di luce e domande.
Una paura che… voleva essere seguita.

E Luna capì che, qualunque cosa stesse accadendo,
non si sarebbe fermata da sola.


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