L’illusione della fortuna: quando il gioco diventa una trappola

Le promesse di facili vincite alimentano una spirale di dipendenza che arricchisce i colossi del settore, ma impoverisce i giocatori

Negli ultimi anni, il martellamento pubblicitario riguardante il gioco d’azzardo online, le scommesse sportive e i casinò virtuali ha raggiunto livelli senza precedenti. La promessa di facili vincite ha sedotto milioni di persone,

«La fortuna la scegli con una penna…
ma è l’ombra dietro di te che sceglie quanto perderai.»

alimentando un circolo vizioso che, purtroppo, non favorisce la fortuna di tutti, ma solo quella dei colossi del settore. Mentre i giganti dell’industria incassano enormi guadagni grazie alle scommesse, i giocatori si trovano sempre più spesso a fare i conti con perdite economiche, isolamento sociale e una crescente dipendenza. Questo è un problema di salute pubblica che continua a essere ignorato da molti governi, che preferiscono tacere di fronte ai guadagni che derivano dalle pesanti tasse imposte sul gioco.

Nel 2024, come riportato dal notiziario europeo Europa Settegiorni, quasi 39 milioni di europei hanno giocato regolarmente online, con un aumento del 19% rispetto all’anno precedente. Di questi, uno su cinque è diventato vittima di dipendenza. Un dato allarmante che dimostra come il gioco d’azzardo online stia dilagando, alimentato da una crescente offerta pubblicitaria che rende sempre più difficile resistere alla tentazione di tentare la fortuna.

Ma la realtà è che la fortuna, nella maggior parte dei casi, non arriva. Anzi, le vincite vanno a rimpinguare le casse delle piattaforme e degli operatori, mentre i giocatori, spesso senza rendersi conto, si trovano intrappolati in un circolo di speranze infrante e conti in rosso. E non parliamo solo dell’online: nei bar del nostro territorio, il gioco si presenta con la stessa faccia, quella dei gratta e vinci e delle lotterie. Ogni giorno, in un’area che spazia dalla montagna al mare ci si ritrova a vedere file interminabili di persone che si accalcano per acquistare un biglietto, nella speranza di vincere qualcosa che possa migliorare la loro condizione economica. La sensazione è che, se non ci si accoda, si rischia di perdere l’occasione della vita.

«Peschiamo un’illusione alla volta,
mentre il mare dei debiti continua a salire.»

Ma l’aspetto più preoccupante è che questo fenomeno non è limitato solo ai più giovani o agli utenti più vulnerabili. Anzi, spesso sono proprio le persone più adulte, quelle che hanno passato una vita di sacrifici, a cadere vittima delle false promesse dei giochi d’azzardo. Le pubblicità, sempre più presenti e invadenti, rendono il gioco un “divertimento innocuo” che si trasforma in una trappola senza via di uscita.

Nel nostro paese, e in particolare nella nostra zona, dove la speranza di una vita migliore è spesso legata a piccole fortune improvvise, l’approccio del gioco d’azzardo può risultare ancora più devastante. La difficoltà economica, la mancanza di lavoro e le crescenti incertezze per il futuro alimentano la dipendenza dal gioco come una via d’uscita. Ma come evidenziato dai dati, non si esce da una dipendenza, si finisce solo per essere sempre più soli e schiacciati da un peso economico insostenibile.

La nostra comunità non è immune da questa piaga. L’abitudine di cercare la fortuna nel gioco è radicata nella nostra cultura, ma non possiamo ignorare che si tratta di un problema che riguarda tutti, e che le vittime sono reali. Per questo, è fondamentale che si inizi a parlare apertamente dei danni del gioco d’azzardo, che le amministrazioni locali, le scuole e le famiglie investano nella sensibilizzazione contro i rischi, e che i governi, a livello nazionale ed europeo, prendano misure più forti per limitare la pubblicità del gioco e proteggere i più vulnerabili.

Il gioco, che sembrava offrire un’illusione di riscatto, si è rivelato spesso una delle cause principali di impoverimento psicologico ed economico. Non è mai troppo tardi per fare un passo indietro e chiedersi se l’illusione della fortuna possa davvero migliorare le nostre vite, o se, al contrario, stiamo cedendo a un’industria che lucra sulle nostre debolezze.


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