🎵 🎶 A Natale le parole arrivano meglio se precedute dal silenzio.
Questo brano apre l’articolo: ascolta, poi leggi con calma.

Stava. Vajont. Disastri che l’Italia non può permettersi di dimenticare.
La sicurezza non è una lezione da ripetere dopo la tragedia — va imparata prima.
— Il Sognatore Lento
Per qualche settimana se n’è parlato ovunque.
Titoli, servizi, indignazioni dell’ultimo minuto, esperti convocati in fretta e furia come si fa con gli ombrelli quando piove.
Poi, come sempre accade in Italia, il rumore è svanito.
La notizia è scesa nelle retrovie.
Le telecamere si sono spostate su altro.
E la diga di Bomba?
Lei è rimasta lì, immobile, silenziosa, identica a prima.
Ed è proprio questo il problema.

La sicurezza non è un tema stagionale. La diga di Bomba non può essere dimenticata.
Non era un articolo “contro il gas”: era un articolo per la verità
L’ho detto dall’inizio e lo ribadisco adesso:
non si tratta di essere pro o contro le estrazioni, non è un referendum ideologico sul gas.
Chi vuole trasformare la discussione in un derby tra ambientalisti e produttivisti ha perso di vista l’unica domanda che conta davvero:
👉 Può una qualsiasi attività di perforazione, trivellazione o fratturazione avvenire in sicurezza a pochi passi da una diga?
Non serve essere ingegneri per capire che la parola “sicurezza” qui è tutto, ed è anche la parte più fragile della storia.
La diga di Bomba non è un dettaglio del paesaggio:
è un’infrastruttura delicata, complessa, nata in un territorio morfologicamente instabile, con una storia di monitoraggi, studi e attenzioni continue.
Aggiungere una variabile come l’estrazione di gas in un contesto del genere non può essere trattato come un semplice aggiornamento amministrativo.
È un tema strutturale.
Riguarda la vita delle comunità, delle attività agricole, del fiume, della valle.
Il problema non scompare solo perché la stampa smette di parlarne
L’Italia ha una memoria breve.
Ogni emergenza dura esattamente quanto una notizia di apertura.
Poi ce ne andiamo tutti altrove, come se la realtà facesse “reset”.
Ma le dighe non fanno reset.
Le operazioni di sottosuolo non fanno reset.
Nemmeno le faglie, i sedimenti e la geologia del territorio fanno reset.
E allora:
com’è possibile che un tema di rischio così rilevante cada nel dimenticatoio nel giro di pochi giorni?
È il riflesso di un Paese che preferisce discutere in diretta TV, invece che programmare in silenzio.
Un Paese che si indigna a tempo determinato, ma non costruisce responsabilità a tempo indeterminato.
La domanda che resta sospesa (e che nessuno vuole più fare)
Non è difficile:
Quali sono oggi, dopo anni di documenti, studi, ricorsi e progetti, le garanzie reali sulla sicurezza della diga di Bomba in relazione alle attività di estrazione?
Se la risposta è tecnica, la si renda pubblica.
Se la risposta è politica, la si renda trasparente.
Se la risposta non c’è, lo si dica chiaramente.
Perché l’alternativa — il silenzio — non è rassicurante.
È inquietante.
Quando finisce la discussione, resta la comunità
Nei paesi a valle della diga,
le persone che vivono accanto a quel lago e sotto quel muro d’acqua non possono permettersi il lusso di dimenticare.
Quando i giornali parlano d’altro, loro restano lì.
Quando la politica smette di twittare, loro restano lì.
Quando gli esperti vengono chiamati altrove, loro restano lì.
E se succede qualcosa, non ci saranno titoli da correggere.
Ci saranno solo responsabilità da accertare.
Essere prudenti non è essere contro lo sviluppo: è essere adulti
Nessuno sta dicendo “no” a tutto.
Stò dicendo “sì, ma con criterio”, che è la cosa più adulta, più logica e più moderna da dire.
La vera modernità non è trivellare ovunque.
La vera modernità è sapere dove si può trivellare senza creare rischi sproporzionati.
E vicino a una diga come quella di Bomba, questa domanda non è “ambientalismo”.
È buon senso.
Finché la risposta non sarà chiara, continuerò a parlarne
Perché i riflettori possono spegnersi,
ma la responsabilità no.
E nessun territorio dell’Abruzzo —
soprattutto quelli già fragili, già spopolati, già messi da parte —
merita di essere trattato come un esperimento.
La sicurezza non è un’opinione.
È un dovere.
E finché questo dovere non sarà garantito,
ci sarà sempre almeno una voce — la mia —
pronta a ricordarlo.

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