🎵 🎶 A Natale le parole arrivano meglio se precedute dal silenzio.
Questo brano apre l’articolo: ascolta, poi leggi con calma.

Quando una “mela marcia” svela l’ipocrisia del sistema democratico
C’è una frase che la politica italiana ripete come un mantra, soprattutto quando l’astensionismo cresce e le urne restano vuote:
«Andate a votare.»
È una frase giusta.
Il voto è uno dei pochi strumenti che restano ai cittadini per contare qualcosa.
Eppure, davanti a casi come quello che stiamo vivendo, sempre più persone si fanno una domanda semplice, brutale, impossibile da ignorare:
perché dovrei andare a votare, se poi nessuno è capace di cacciare le mele marce?
Il caso Angelucci: tutto regolare, tutto sbagliato
Nel 2025 Antonio Angelucci risulta formalmente deputato della Repubblica, ma non ha preso parte a nessuna votazione d’aula.
Zero presenze.
Zero voti espressi.
Nessuna partecipazione al momento più alto e decisivo dell’attività parlamentare.
È tutto legale, ci viene detto.
Le assenze possono essere giustificate.
Il regolamento lo consente.
La Costituzione tutela il mandato parlamentare.
Vero. Tutto vero.
Ma qui non siamo in un’aula di tribunale.
Qui siamo nel terreno ben più fragile e decisivo della morale pubblica.
Il problema non è un uomo. È il messaggio
Il punto non è Angelucci come individuo.
Il punto è il messaggio che il sistema manda ai cittadini:
puoi non esserci mai,
puoi non votare mai,
puoi non rappresentare nessuno,
e restare comunque al tuo posto.
Questo non è pluralismo.
Non è libertà del mandato.
È assenza elevata a normalità.
Il voto non è un dettaglio: è il Parlamento
Un deputato può essere riservato.
Può parlare poco.
Può non cercare visibilità mediatica.
Ma non votare mai significa una cosa sola:
non esercitare la funzione per cui sei stato eletto.
Il voto non è un optional.
È il cuore del Parlamento.
È l’atto con cui si assumono responsabilità, si incidono le leggi, si rappresentano milioni di cittadini.
Senza voto, il seggio diventa un titolo.
Non un servizio.
Predicare partecipazione, tollerare l’assenza
Ogni appello al voto, in questo contesto, suona stonato.
Perché la democrazia non vive solo di schede nell’urna,
ma di coerenza ed esempio.
Quando un sistema:
- non espelle chi diserta sistematicamente
- non impone nemmeno una soglia minima di presenza
- non chiede conto dell’assenza totale
sta dicendo ai cittadini una verità imbarazzante:
la tua partecipazione è doverosa,
la nostra è facoltativa.
Le mele marce non sono un dettaglio
In ogni cesto una mela marcia può capitare.
Succede ovunque, in ogni organizzazione umana.
Ma se:
- la riconosci,
- la vedi,
- e la lasci lì,
non stai difendendo il cesto.
Lo stai rovinando.
E quando poi ti chiedi perché la gente non vota più,
la risposta è già sotto i tuoi occhi.
Conclusione: non è l’astensione il problema
Non è l’astensione a uccidere la democrazia.
È l’ipocrisia di chi chiede fiducia senza dare esempio.
Finché casi come questo resteranno legalmente inattaccabili e moralmente tollerati,
ogni invito al voto suonerà come una presa in giro.
E la gente continuerà a restare a casa.
Non per disinteresse.
Ma per stanchezza morale.
✍️ Il Sognatore Lento
Lascia un commento