
(Cronaca simbolica di un territorio che si svuota)
Qualche tempo fa avevo scritto dei lupi.
Era un’immagine forte, quasi istintiva: il ritorno della natura dove l’uomo arretra, dove i paesi si assottigliano, dove le luci si spengono una dopo l’altra.
Oggi i lupi non bastano più.
Sono arrivati gli orsi.
Non è un fatto di cronaca.
È un fatto simbolico.
Ed è molto più inquietante.
A Piazza Plebiscito, a Lanciano, nell’immagine che circola non ci sono persone, non ci sono auto, non ci sono voci.
Ci sono orsi bianchi, orsacchiotti che camminano a quattro zampe, galli e galline in fuga.
Non è reale.
Ma non è nemmeno esagerato.
I lupi arrivano quando i margini si svuotano
Gli orsi quando il centro cede
I lupi abitano i confini.
Le montagne, i boschi, le zone di passaggio.
Quando li vedi avvicinarsi ai paesi, sai che qualcosa si è spostato.
Gli orsi, invece, arrivano solo quando lo spazio è davvero libero.
Quando non c’è più nessuno a difenderlo, abitarlo, viverlo.
Se prima parlavamo di aree interne, oggi parliamo di piazze.
Di centri storici.
Di luoghi che dovrebbero essere il cuore pulsante di una comunità.
E invece battono piano.
Sempre più piano.
Non se ne vanno solo i giovani. Se ne va la funzione dei luoghi
Il problema non è solo che i giovani partono.
È perché partono.
Partono quando:
- il lavoro non c’è
- le botteghe chiudono
- l’artigianato diventa folklore
- la socialità viene sacrificata al “fare spazio”
Così le piazze smettono di essere luoghi di vita
e diventano superfici.
Superfici da riempire.
Da svuotare.
Da attraversare.
E quando una piazza non serve più alle persone,
serve a chiunque.
La natura non fa polemica. Occupa.
La natura non discute di politiche giovanili.
Non partecipa ai tavoli sul rilancio dei centri storici.
Non presenta progetti.
Aspetta.
Aspetta che il presidio umano si ritiri.
Che l’ultimo negozio chiuda.
Che l’ultimo ragazzo parta.
Che l’ultimo anziano resti solo.
Poi entra.
Prima con i lupi.
Poi con gli orsi.
Non è una denuncia. È un promemoria
Nessuno verrà a dirci: “attenzione, state perdendo tutto”.
Non ci sarà un momento preciso.
Non ci sarà un colpevole unico.
Ci accorgeremo di aver perso le piazze
quando non ci riconosceremo più dentro.
L’immagine degli orsi a Lanciano non è un’accusa.
È uno specchio.
Ci chiede solo questo:
chi vogliamo che abiti i nostri spazi?
Chi vogliamo che resti?
E cosa siamo disposti a fare perché non restino solo gli animali, il silenzio e i ricordi?
I lupi erano un avvertimento.
Gli orsi sono il seguito.
E i seguiti, si sa,
arrivano quando non abbiamo ascoltato il primo capitolo.
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