LUNA TRA DUE MONDI: Il quaderno che sussurra

Il giorno dopo, Luna arrivò davanti al portone della scuola con lo stomaco stretto in un nodo.
Aveva dormito poco.
Troppa luce nei sogni. Troppi pensieri al risveglio.
Sara arrivò correndo, il braccialetto blu che ballava sul polso come se avesse fretta anche lui.
«Ce l’ho fatta! Quasi perdevo l’autobus!» ridacchiò.
Luna la guardò con un sollievo che non seppe nascondere.
Prima ancora di spiegarsi il motivo, sapeva che doveva stare vicino a lei.
Il corridoio della scuola era pieno di voci e passi.
La prof Rinaldi stava appendendo un foglio nuovo sulla bacheca.
«Questa è la piantina dell’edificio» annunciò alla classe. «Vi servirà per orientarvi nei prossimi giorni. Ci sono aree dove non potete andare senza permesso: laboratori, archivio e vecchia ala chiusa.»
Vecchia ala chiusa.
Una frase che si fermò a metà del petto di Luna.
La prof consegnò a ciascuno una copia della mappa.
«Che labirinto» mormorò Sara.
Luna guardò attentamente il foglio.
Ogni piano era segnato con cura.
Aule, bagni, biblioteca, palestra, presidenza…
Ma qualcosa non tornava.
Dove ieri c’era la porta misteriosa — vicino alla 1ª B — sulla piantina… non c’era niente.
Solo muro.
Luna sentì un brivido alla schiena.
Non è possibile.
«Sara» sussurrò, tirandola per la manica. «Vieni un attimo.»
Sara la seguì fino al corridoio, ancora deserto perché la campanella non era suonata.
«Guarda qui.»
Indicò il punto esatto dove la porta era comparsa nel sogno.
E nella realtà.
Solo parete.
Parete liscia.
«Qui c’era una porta» sussurrò Luna.
Sara la guardò con un sopracciglio alzato.
«Intendi… ieri?»
Luna annuì.
«E adesso… non c’è più?»
Luna deglutì. «Sì.»
Sara appoggiò la mano sulla parete.
Era fredda.
Solida.
Stava per ritirarla quando —
Tic.
Un piccolo fremito.
La parete vibrò. Appena.
Come se si fosse svegliata.
Luna e Sara si guardarono, gli occhi spalancati.
La vibrazione si ripeté.
Questa volta più forte.
E poi… una linea.
Una fessura luminosa comparve al centro del muro, sottile come un taglio di luce.
Sara arretrò di un passo.
«Luna… cosa sta succedendo?»
Il quaderno nella cartella di Luna si scaldò all’improvviso.
Lo sentiva pulsare.
Come un cuore che correva.
La fessura si allargò, piano… piano…
finché una porta invisibile prese forma, esattamente dove non avrebbe dovuto essere.
Luna lo sapeva.
Quella era la porta che aveva visto nella visione.
E il quaderno parlò, senza una parola:
Aprila.
Non da sola.
Sara, come se avesse intuito quel pensiero, le afferrò la mano.
«Sono con te.»
Un attimo di silenzio.
Un respiro trattenuto.
Luna tese la mano verso la luce.
Le sue dita sfiorarono il bordo della porta…
che si spalancò in un lampo bianco.
Dentro
Buio.
Un buio così fitto da sembrare solido.
Solo tre piccoli bagliori brillavano nella stanza:
Uno blu.
Uno verde.
Uno argento.
Luna fece un passo.
Sara la imitò.
Ogni passo risuonava come se camminassero dentro una campana.
Poi una voce.
Una voce che non veniva da nessuna parte… e da tutte.
Benvenute.
Il Patto è cominciato.
Adesso scegliete la luce che vi appartiene.
Luna guardò Sara.
Il braccialetto blu… stava rispondendo.
Pulsava allo stesso ritmo della piccola luce blu nella stanza.
La terra sotto i piedi tremò.
Luna deglutì.
Il cuore le martellava nel petto.
In quell’istante capì una cosa:
Non c’era più un “prima”.
Non c’era più una “Luna normale”.
C’era solo quello che sarebbe diventata.
E la scelta era appena iniziata.
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