Ieri si è mangiato troppo. Oggi si riscalda l’avanzo.

Il giorno dopo Natale, a Montenerodomo, non ha mai fatto rumore.
Non ci sono visite ufficiali, non ci sono programmi, non ci sono grandi discorsi.
C’è una cucina che si riaccende piano, una padella sul fuoco, un piatto che torna caldo senza fretta.
Ieri si è mangiato troppo.
Oggi si riscalda l’avanzo.
È sempre stato così.
E non per mancanza, ma per rispetto.
Rispetto per il cibo, che non si butta.
Rispetto per chi lo ha preparato.
Rispetto per un tempo che, almeno oggi, non corre.
Santo Stefano è il giorno in cui il paese si guarda allo specchio senza fingere.
Le case sono più silenziose, le strade vuote, il bar apre più tardi.
Chi è rimasto si muove piano.
Chi è lontano, forse, ci pensa un po’ di più.
Non è nostalgia costruita.
È realtà.
È il giorno in cui si capisce che la festa non è solo quello che si mangia,
ma chi manca a tavola e continua a mancare anche quando il piatto si riscalda.
E allora quel gesto semplice — rimettere l’avanzo sul fuoco —
diventa una forma di continuità.
Un modo per dire che, nonostante tutto, la casa resiste.
A Montenerodomo Santo Stefano non si festeggia.
Si custodisce.
✍️ Il Sognatore Lento
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