Quando la politica non basta più, arriva la piazza

La fiaccolata di Bomba come segnale di un dialogo che non ha funzionato


Premessa

Se si arriva a una fiaccolata, qualcosa prima non ha funzionato

Una fiaccolata non nasce mai per prima.
Non è l’inizio di un percorso.
È la fine di una catena di tentativi andati a vuoto.

Se cittadini, amministratori locali e associazioni arrivano a camminare in silenzio con una candela in mano, significa una cosa chiara:
le riunioni politiche e istituzionali fatte fino a oggi non hanno prodotto risposte sufficienti.

Tavoli tecnici, incontri, richieste formali, osservazioni depositate: tutto questo non ha rassicurato chi vive il territorio.
La fiaccolata non è stata una scorciatoia emotiva, ma un atto di sfiducia verso un processo che non ha dato frutti visibili.

Quando la politica funziona, le piazze restano vuote.
Quando non riesce a incidere, la parola passa ai cittadini.

È da qui che va letta la fiaccolata di Bomba.


Non contro il gas, ma contro l’azzardo

Alla fiaccolata non si respirava un clima ideologico.
Non si sentiva un rifiuto assoluto dell’energia o dello sviluppo.

Il messaggio era un altro, più scomodo e più serio:

questo territorio è fragile.

Fragile dal punto di vista idrogeologico.
Fragile nella sua struttura.
Fragile perché già sottoposto a equilibri delicati.

Qui il problema non è se l’Italia abbia bisogno di gas.
Il problema è se questo luogo possa permettersi di pagare il prezzo di un errore.

Non tutti i territori sono uguali.
Trattarli come tali è la vera semplificazione.


La piazza come ultimo strumento

Quando si arriva a una fiaccolata, significa che:

  • le risposte non sono arrivate
  • le garanzie non sono state percepite come sufficienti
  • il principio di precauzione è rimasto sulla carta

La piazza non è stata una fuga dalle regole.
È stata una richiesta di attenzione reale, dopo aver esaurito i canali ordinari.

Camminare in silenzio, senza slogan urlati, è stato un modo per dire:

non stiamo facendo politica, stiamo difendendo un equilibrio che conosciamo meglio di chi lo osserva da lontano.


E i politici? Arrivati a piazza piena

Alla fiaccolata c’erano anche i politici.
Ed è giusto dirlo.

Per alcuni amministratori locali, la presenza era naturale:
rappresentavano comunità direttamente coinvolte.

Per altri, la presenza è arrivata quando la piazza era già formata, il messaggio già chiaro, la partecipazione evidente.

Qui sta il nodo.

La politica che arriva a piazza piena:

  • intercetta un consenso già visibile
  • si colloca “dalla parte giusta”
  • ma rischia di non essere stata efficace prima

La vera misura della politica non è la foto con la fiaccola.
È ciò che accade dopo, quando le luci si spengono.


La prova dei fatti viene ora

La fiaccolata passerà.
I post spariranno.
Le immagini scenderanno nel flusso.

Resteranno però alcune domande inevitabili:

  • quali atti concreti seguiranno?
  • chi difenderà davvero il principio di precauzione nelle sedi decisionali?
  • chi continuerà a parlare di fragilità quando la piazza non farà più rumore?

Perché un territorio fragile non ha bisogno di solidarietà occasionale.
Ha bisogno di responsabilità continuativa.


Conclusione

La fiaccolata di Bomba non è stata un “no” gridato.
È stata un avvertimento silenzioso.

Non contro l’energia.
Non contro lo sviluppo.

Ma contro l’idea che le aree interne debbano sempre essere il luogo dove si rischia di più, perché contano di meno.

Quando la politica non riesce a proteggere prima,
la piazza parla dopo.

E quando la piazza parla così,
merita di essere ascoltata fino in fondo.

Il Sognatore Lento


Commenti

Lascia un commento