Stessa piazza. Progresso o perdita?

Come il progresso ha cambiato il modo di vivere gli spazi comuni

La vignetta mostra la stessa piazza in due tempi diversi.
Siamo a Lanciano, in Piazza Plebiscito.
Nessun trucco, nessuna forzatura: lo spazio è identico.
Quello che cambia è il modo di viverlo.

A sinistra c’è il 1980.
La piazza è piena di persone che camminano insieme, parlano, si fermano.
Non stanno partecipando a un evento.
Non stanno consumando nulla.
Sono lì perché la piazza serve a stare.

A destra c’è oggi.
La piazza è vuota, o quasi.
Non perché la città sia morta.
Ma perché la piazza non è più necessaria.

Ed è qui che entra in gioco il progresso.


Non è successo per caso

Questo cambiamento non è frutto della pigrizia, né della cattiva volontà.
È il risultato di un processo lungo, coerente, razionale.

Il progresso ha portato:

  • più velocità
  • più mobilità
  • più tecnologia
  • più connessioni

Ha reso la vita più efficiente.
Ha ridotto i tempi morti.
Ha moltiplicato le possibilità individuali.

Ma ogni progresso è anche una scelta di direzione.
E ogni scelta lascia qualcosa indietro.


Cosa abbiamo guadagnato

(e cosa abbiamo perso)

Abbiamo guadagnato autonomia.
Ognuno può organizzare il proprio tempo, i propri contatti, i propri spazi.

Ma abbiamo perso la casualità dell’incontro.

Abbiamo guadagnato connessioni continue.
Siamo sempre raggiungibili, sempre informati.

Ma abbiamo perso la presenza reciproca.

Abbiamo guadagnato sicurezza e controllo degli spazi.
Ma abbiamo perso la necessità di abitarli.

La piazza non è stata tolta.
È stata svuotata di funzione.


Quando lo spazio pubblico diventa superfluo

Un tempo la piazza era il luogo dove:

  • si perdeva tempo
  • si parlava senza scopo
  • ci si incontrava senza appuntamento

Oggi tutto questo avviene altrove.
Su uno schermo.
In un flusso continuo, privato, individuale.

Il corpo può anche attraversare la piazza,
ma la relazione non nasce più lì.

E quando uno spazio smette di generare relazioni,
anche se resta bello,
anche se resta curato,
diventa vuoto.


Allora è stato davvero progresso?

La domanda non è nostalgica.
Non è “era meglio prima”.

La domanda è più scomoda:

👉 tutto ciò che chiamiamo progresso migliora anche la vita collettiva?

Perché una società può avanzare tecnologicamente
e allo stesso tempo
arretrare nella capacità di stare insieme.

Può diventare più efficiente
ma meno comunitaria.

Può essere più connessa
ma più sola.


La piazza come misura del cambiamento

La vignetta non dice che il progresso sia sbagliato.
Dice che non è neutrale.

Mostra il suo effetto collaterale più silenzioso:
la perdita degli spazi di incontro non programmato.

La piazza è la stessa.
Il progresso è passato.

Resta una domanda aperta, che vale per Lanciano come per qualunque città:

👉 siamo andati avanti, o semplicemente altrove?


Il Sognatore Lento