
(Il Sognatore Lento)
Il mare aperto non era come Jim lo aveva immaginato.
Non era rumoroso.
Non era arrabbiato.
Non era nemmeno tutto blu uguale.
Era… attento.
Sotto il Vento Blu, l’acqua si muoveva piano, come se stesse camminando a piedi nudi su una spiaggia invisibile.
Le onde non colpivano lo scafo: lo accompagnavano, una alla volta, come mani gentili che spingono senza mai forzare.
E ogni tanto, tra un riflesso e l’altro, sembrava che il mare stesse sbirciando verso l’alto, curioso di sapere chi fosse passato di lì.
Jim rimase a guardare a lungo.
Non sentiva fretta.
Non sentiva paura.
Solo una strana sensazione nuova, come quando qualcuno ti ascolta davvero senza interromperti.
«Long John…» sussurrò infine.
«Secondo te… il mare ci sente?»

Il pappagallo, appollaiato sull’albero maestro, inclinò lentamente la testa.
Una volta.
Poi due.
Fece un piccolo verso con il becco, come se stesse scegliendo con cura le parole.
«Oh sì» disse.
«Il mare sente tutto.»
Jim sollevò lo sguardo.
«Tutto tutto?»
«Tutto ciò che è vero» rispose Long John.
«I passi. I silenzi. I pensieri che non si dicono.
Ma sai una cosa, esploratore?»
Jim scosse la testa.
«Il mare risponde solo a chi non grida.»
Jim rimase zitto.
Lasciò che quelle parole gli scendessero dentro, come sassolini lanciati piano nell’acqua.
Il vento muoveva le vele, il Vento Blu cantava piano, e il cielo si specchiava nel mare come in uno specchio gigante che non si rompe mai.
Jim si avvicinò al bordo della nave.
Si aggrappò con entrambe le mani.
Guardò giù.
Il mare era profondo.
Molto profondo.
Ma non faceva paura.
Sembrava… curioso.
Come se stesse aspettando.
Jim inspirò lentamente.
Poi parlò.
«Ciao, mare» disse piano.
«Io sono Jim.»
Non successe nulla.
Per un attimo.
Il silenzio diventò così grande che Jim sentì il battito del proprio cuore.
Poi… plin.
Una piccola bolla salì dall’acqua.
Poi un’altra.
Poi un’altra ancora.
Le bolle diventarono tante, tutte insieme, come una risata trattenuta troppo a lungo.
E tra le bolle comparve una testa rotonda e lucida, con due occhi grandi e gentili.
Era una tartarughina di mare.
Il guscio era color smeraldo, attraversato da linee dorate come mappe antiche.
Si muoveva lentamente, con una calma che faceva venire voglia di respirare più piano.
«Hai visto?» mormorò Long John.
«Hai parlato con il cuore.
E il mare ha risposto.»
La tartarughina fece un piccolo giro su sé stessa.

Poi appoggiò una zampetta sullo scafo, come per salutare.
Jim sorrise.
Non un sorriso piccolo.
Un sorriso grande.
Vero.
«Ciao…» disse di nuovo.
«Stiamo cercando l’Isola-Luna.»
La tartarughina inclinò la testa, come se stesse pensando.
Poi guardò Jim.
Poi Long John.
Poi la mappa che Jim teneva stretta contro il petto.
La X rossa… lampeggiò.
Non forte.
Non come una luce.
Ma come fa una lucciola quando dice:
“Sì.”
Jim trattenne il fiato.
La tartarughina batté piano la coda.
E l’acqua, davanti alla prua del Vento Blu, cambiò colore.
Non tutta.
Solo una parte.
Una striscia più chiara apparve tra le onde.
Una strada liquida.
Una direzione.
Il mare non parlava.
Ma stava indicando.
«Il mare vi sta mostrando il primo sentiero» disse Long John.
«Ma attenzione, esploratore…»
Jim lo guardò.
«Da qui in poi, la mappa non mostrerà solo dove andare» continuò il pappagallo.
«Mostrerà come andarci.»
Jim strinse la mappa.
Sentiva il cuore calmo.
Presente.
Pronto.
La tartarughina fece un ultimo giro intorno alla nave.
Poi scomparve sotto la superficie, lasciando dietro di sé cerchi morbidi, come abbracci che restano anche quando chi li ha dati se n’è andato.
Il Vento Blu cambiò rotta.
Cantò un po’ più forte.
Jim restò a guardare il mare ancora per un po’.
E capì una cosa importantissima:
Quando ti fidi del viaggio,
il viaggio si prende cura di te.
Il mare si apriva davanti.
L’avventura non era più solo iniziata.
Stava ascoltando.

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