
Quando un solo occhio vede solo doQuando un solo occhio vede solo documenti
Dopo aver resistito al canto delle sirene digitali, la flottiglia riprese il largo.
Le barche erano stanche, i naviganti esausti, i telefoni ancora scarichi. Il mare si era fatto grigio, stanco anche lui di riflettere illusioni. Eppure, all’orizzonte, qualcosa di nuovo si profilava: un’ombra massiccia, quadrata, che non sembrava naturale.
Un’isola scura, montuosa, con un enorme edificio al centro. Non una caverna, ma un palazzo grigio, privo di finestre e ricoperto di insegne ministeriali scolorite. Dalla sommità si levava un pennone con una bandiera che non sventolava mai: forse per mancanza di vento, forse per eccesso di regolamenti.
“È la terra della burocrazia,” sussurrò il Capitano Romantico, fissando la costa. “Un luogo dove anche le tempeste hanno bisogno di autorizzazione.”
Il guardiano dei protocolli
Appena la flottiglia si avvicinò, un tuono risuonò dall’interno del palazzo.
Le porte si spalancarono e apparve lui: Polifemo, il ciclope burocratico.
Non aveva la clava dei miti antichi, ma un gigantesco timbro di gomma, largo come un’àncora. Il suo occhio, un enorme scanner rotante, proiettava codici QR su chiunque gli passasse davanti. Portava al collo un cartellino plastificato: “Direzione Generale per la Convalida dei Sogni e delle Navigazioni Non Autorizzate”.
“Chi osa entrare nei miei uffici senza appuntamento?” tuonò, roteando il suo occhio luminoso.
“Nessuno sfugge ai miei moduli! Nessuno ottiene un’uscita senza protocollare!”
Le onde si placarono per il timore. Persino il mare sembrò attendere istruzioni.
Il Capitano Romantico tentò di parlargli:
“Vogliamo solo passare, portando con noi versi e speranze.”
Polifemo scosse la testa, sbattendo faldoni come ali.
“Versi? Non previsti dal modulo C-42. I sentimenti vanno dichiarati in triplice copia.”
L’Attivista Indignata alzò il pugno:
“I burocrati sono complici del sistema oppressivo!”
“Dichiarazione non valida senza marca da bollo,” replicò il gigante.
L’Influencer Idealista accese la diretta:
“Amici, oggi vi porto dentro il palazzo del ciclope! Restate connessi per scoprire come si compila un modulo virale!”
“Autorizzazione negata,” ringhiò Polifemo. “Le dirette sono consentite solo in orario d’ufficio e previa domanda su piattaforma digitale.”
Solo il Funzionario Diplomatico, eccitato come un archeologo davanti a un reperto, si fece avanti:
“Lasci fare a me, colleghi. Conosco il linguaggio della bestia.”
Estrasse penna e calamaio, e iniziò a compilare formulari con mano tremante ma esperta.
Il banchetto dei documenti
Polifemo non si nutriva di carne, ma di scartoffie.
Ogni modulo che gli veniva consegnato lo divorava con gusto, masticando protocolli e sputando ricevute. Ogni reclamo era un antipasto, ogni richiesta un secondo piatto, ogni autocertificazione un dessert.
Nel suo palazzo echeggiavano voci di altri viaggiatori, smarriti tra gli uffici.
C’era chi chiedeva un “permesso di navigazione poetica”, chi attendeva da mesi la “certificazione di esistenza in mare”.
Alcuni erano diventati impiegati pur di sopravvivere: anime condannate a timbrare in eterno.
La flottiglia, prigioniera del labirinto, cercava vie d’uscita tra sportelli numerati.
Il Capitano Romantico, costretto a compilare, trasformò il modulo in poesia:
“Nome e cognome: vento.
Motivo della richiesta: cercare l’orizzonte.”
L’Attivista Indignata protestò:
“Non firmerò mai!”
Ma dopo tre ore di fila, cedette: “Solo per protesta, ovviamente.”
L’Influencer Idealista trasformò i formulari in cartelloni per selfie:
“Modulo compilato challenge! Tagga tre amici e vinci una marca da bollo!”
Il Funzionario Diplomatico, finalmente nel suo habitat naturale, firmava a raffica, esaltato:
“Che ordine sublime! Che chiarezza! Questo sì che è progresso!”
Polifemo li guardava con un sorriso monco.
“Bravi. Vedo che avete compreso lo spirito della modulistica. Ora manca solo un’ultima firma… quella del mare.”
Il mare e la carta
Fu allora che le onde iniziarono a ribellarsi.
Ogni foglio firmato cadeva in acqua e si scioglieva, macchiando il mare d’inchiostro.
Le correnti diventavano vorticose, confuse, come se non sapessero più dove andare.
Il Mediterraneo, indignato, mormorò:
“Gli uomini hanno coperto il sale con la carta.
Persino i miei pesci devono ora aspettare un protocollo per nuotare.”
Polifemo lo ignorava.
Continuava a timbrare.
Ogni colpo del timbro rimbombava come tuono, trasformando le onde in pile di fascicoli bagnati.
La fuga
Ma anche i giganti si stancano.
E fu allora che il mare suggerì un trucco antico.
Il Capitano Romantico, ricordando i versi di Omero, scrisse sul modulo d’uscita:
“Il mio nome è Nessuno.”
Polifemo lo prese e cercò di registrarlo. Ma il sistema, abituato ai codici, andò in tilt:
“Errore: Nessuno ha chiesto uscita. Nessuno ha presentato reclamo. Nessuno ha pagato la tassa.”
Il gigante roteò l’occhio, confuso. Poi cominciò a sbattere le mani sul timbro come un tamburo difettoso.
“Dov’è Nessuno? Voglio Nessuno!”
Il suo urlo scosse il palazzo, facendo crollare scaffali e faldoni.
Nel caos, la flottiglia approfittò del momento.
Il Funzionario Diplomatico timbrò da solo un lasciapassare improvvisato: “Uscita d’emergenza per cause poetiche.”
L’Attivista Indignata sventolò una bandiera fatta di moduli strappati.
L’Influencer Idealista, pur filmando tutto, commentò: “Ragazzi, questo è il contenuto dell’anno!”
E così, tra risate isteriche e carte al vento, fuggirono verso il mare aperto.
Polifemo, sfinito, si accasciò nel suo archivio.
Dormiva, ma con un occhio ancora aperto, come ogni burocrate che teme di perdere un timbro.Conclusione
La flottiglia lasciò l’isola del ciclope burocratico come si esce da un incubo firmato e timbrato in triplice copia.
Le vele erano strappate, le menti esauste, ma nell’aria tornava a soffiare un senso di leggerezza, quasi di incredulità.
Il Capitano Romantico annotò sul suo quaderno:
“Abbiamo scoperto che la libertà non si chiede, si disobbedisce.”
L’Attivista Indignata aggiunse:
“La rivoluzione comincia sempre con un modulo sbagliato.”
L’Influencer Idealista caricò il video della fuga, che divenne virale.
Tra i commenti, uno spiccava: “Fake. Nessuno scappa davvero dalla burocrazia.”
Il Funzionario Diplomatico chiuse il registro di bordo con compostezza:
“Fuga riuscita. Ma senza ricevuta.”
Il mare rise piano, come un vecchio che ha visto troppe tempeste e troppi uffici aperti al pubblico.
«Gli uomini,» mormorò tra le onde, «sono capaci di creare mostri più temibili dei miei. E il più feroce è quello che chiede sempre un documento in più.»
Poi tacque.
Davanti alla flottiglia, l’orizzonte cominciava di nuovo a muoversi.
Da una parte, un boato di voci e applausi; dall’altra, un mulinello che risucchiava parole e notizie.
Scilla e Cariddi li stavano aspettando.
✍️ Pensieri Scomposti – Il Sognatore Lento