Categoria: Montenerodomo
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🥣 Quando per colazione non c’erano le Gocciole…
🥣 Quando per colazione non c’erano le Gocciole… Ma eravamo ricchi comunque! La colazione a Montenerodomo non aveva biscotti confezionati, ma pane, olio, zucchero, e soprattutto un caffè forte. Nei giorni di festa, si aggiungevano le pizze e foje o la pasta e fagioli della sera prima. Non c’erano merendine, ma la forza di ciò…
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Capitolo 26 🗝️ La chiave nella porta – Quando a Montenerodomo non serviva bussare
Un racconto di fiducia, vicoli aperti e case che non avevano paura di nessuno. A Montenerodomo la chiave restava nella porta: bastava dire permesso per sentirsi di famiglia. Un ricordo semplice, un mondo che parlava di comunitĂ piĂą che di serrature.
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Capitolo 16# Le donne di Montenerodomo e il “Lago”
Un viaggio nella memoria di Montenerodomo, alla scoperta del cosiddetto “Lago”: il luogo dove per generazioni le donne del paese lavavano i panni, tra fatica e solidarietĂ . Non solo un tratto del torrente, ma il cuore nascosto di una comunitĂ , fatto di mani screpolate, ceste pesanti e canti condivisi. Un racconto che restituisce dignitĂ alla…
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Epilogo Cap. 13# – La chiesa ferita
Montenerodomo tra le macerie e la ricostruzione. Il campanile abbattuto, la chiesa segnata dal fuoco e dalla guerra, ma ancora in piedi come un cuore di pietra che batte. Un racconto di dolore e rinascita, di un paese che imparò a ricostruirsi pietra dopo pietra, silenzio dopo silenzio.
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🕯️ Capitolo 14 – La veglia e il lago: come il paese viveva la morte
A Montenerodomo, la morte non era silenzio ma voce collettiva. Le donne si stringevano attorno al defunto, tra dolore, curiositĂ e devozione. Nelle case, nelle preghiere e persino al lavatoio, il lutto diventava racconto e memoria. Un frammento di vita di paese, dove anche il dolore aiutava a ricostruire la comunitĂ .
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Con la prima neve: Montenerodomo, il borgo che resiste a 1165 metri
Storia, identitĂ e futuro di Montenerodomo, borgo abruzzese a 1.165 m. Cinquecento anime, emigrazione, cammini, ospitalitĂ diffusa: un paese che non si arrende.
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La prima neve sulla Maiella
👉 La prima neve sulla Maiella, vista da Montenerodomo. Un paesaggio che incanta e commuove, ma che porta con sé una domanda: chi resterà a guardarlo, se i paesi continuano a svuotarsi? La montagna custodisce memoria e bellezza, ma senza comunità rischia di restare sola.
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Capitolo 11 – Montenerodomo, 1947-48: il ritorno alla vita comunitaria
Dopo la guerra e la distruzione, Montenerodomo rinasce tra le macerie. Le prime case costruite a Piano Janiero e a Fonticelle, la chiesa di San Martino come cuore spirituale, la scuola e il mercato che riprendono vita. Il 9 marzo 1948 viene inaugurato l’asilo infantile sorto sulle rovine del palazzo De Thomasis, simbolo della rinascita…
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👉 Capitolo 15 – Montenerodomo, il rito del maiale: la cassaforte dei contadini
Tra il freddo dell’inverno e il fuoco del focolare, le famiglie montane si riunivano per realizzare un rito antichissimo e vitale: l’uccisione del maiale. Non solo carne, ma sicurezza, festa e sussistenza. A Montenerodomo il “maiale” era la cassaforte dei contadini: simbolo di sopravvivenza, memoria e comunità .
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Capitolo 10 – Montenerodomo, 1944-48: il dilemma della ricostruzione
👉 Montenerodomo, 1944-48: il dilemma della ricostruzione Dopo la ritirata dei tedeschi e il difficile rientro degli sfollati, il paese si trovò davanti a una scelta cruciale: ricostruire il borgo distrutto o trasferirlo in una nuova area piĂą accessibile, a Fonticelle, accanto a Juvanum. Ne nacque una controversia aspra, culminata nel referendum del 1946. La…